"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 21 dicembre 2013

Il Vangelo della domenica. "Chi era Giuseppe ? L'uomo giusto. Commanto di don Umbeto Cocconi.



Pubblicato da Don Umberto Cocconi  il giorno sabato 21 dicembre  2013 alle ore 16,53

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. (Vangelo secondo Matteo).

Giuseppe ha creduto alle parole di Maria? Quando fu informato che la sua promessa sposa attendeva un figlio non suo come avrà reagito Giuseppe? Fu solo davvero l’intervento dell’angelo ad aiutarlo a credere alle parole di Maria? Forse che sulla faccia della terra non c’era un uomo disposto a dare fiducia alla Madonna, soprattutto in quel momento così particolare, da risultare agli occhi del mondo maschile una ragazza “leggera”, “scostumata”, infedele. “Essere o non essere”, “credere o non credere” alle parole di lei: questo era il dilemma di Giuseppe!. Oggettivamente come si può credere che questo bambino sia stato concepito per opera dello Spirito Santo? Come si fa a non credere, invece, che questo bambino effettivamente sia stato concepito fuori dal matrimonio, in modo illecito? Quando Giuseppe venne a sapere che Maria attendeva un figlio non si sarà sentito umiliato come uomo? Di certo non si aspettava da parte di lei un simile trattamento! Eppure lui l’amava. Chissà quante volte le ha mostrato tutto il suo affetto e tutta la sua tenerezza.

E i gesti di Maria, nei confronti, di Giuseppe allora non erano sinceri? Perché ferirlo sino a tal punto? E noi uomini, cosa avremmo fatto al posto di Giuseppe? Avremmo ripudiato senza “se” e senza “ma” la nostra donna? Oppure l’avremmo amata a tal punto da fidarci di lei, come dice il cantante Jovanotti “mi fido di te”, anche quando è impensabile fidarsi? Ma chi era Giuseppe? Quante immagini ci siamo fatti di lui e forse non siamo riusciti a cogliere il suo vero volto, la sua vera identità. Si dice di lui che era “un uomo giusto”. Cosa vuol dire essere “giusto”? “Giusto” perché invece di ripudiarla pubblicamente pensa di “licenziarla in segreto”? E’ tutta qui la sua giustizia? Oppure più profondamente “giusto” significa dare a ciascuno il suo? Non afferma più volte la Bibbia che Dio è “giusto”? E non penso che voglia dire che Dio punisce i cattivi e premia i buoni.

Troppo banale una tale giustizia. Giuseppe è “giusto” perchè non ritiene di essere il "padrone" di Maria, superiore a lei, tanto da doverla ripudiare pubblicamente. Per lui Maria è importante quanto se stesso, è come se fosse “carne della sua carne”. Avrebbe potuto non crederle, in quanto la gravidanza, ad opera dello Spirito Santo, è un fatto umanamente incomprensibile, invece Le crede sulla parola perchè La ama e la rispetta, "si fida di lei", al punto da "lasciarsi spiazzare", da "togliere il disturbo", da farsi umilmente da parte, per lasciarle la libertà di far crescere in Lei questo nuovo Amore, che non era il frutto della loro unione. Essere “giusti” quindi significa aver compreso il progetto di Dio, essere entrati nelle sue logiche “pazzesche” che sono capaci di rendere una vergine madre e una sterile ricca di figli. Giuseppe quindi ha compreso che Maria non gli appartiene, è una creatura che appartiene a Dio, perciò lui non si ritiene degno di starle accanto.

E proprio per questo fa un passo indietro, riconosce che su di lei Dio ha posato il suo sguardo, che lei è divenuta la sposa del Signore e in lei Dio ha fatto grandi cose: l’ha colmata di grazia, da quel momento è stata “piena di Grazia”. La mission dell’angelo quindi non è stata tanto quella di rassicurare Giuseppe dell’autenticità delle parole di Maria, come se lui non le avesse credute, ma di incoraggiarlo a non lasciarla sola, a non temere di prenderla con sè come sua sposa. “E’ la tua sposa, tu sei il suo sposo, tu hai un compito nel progetto di Dio, tu sei chiamato a rimanere al fianco di questa donna e sarai come un padre per questo bambino che salverà il suo popolo dai suoi peccati. Tu gli darai un nome e lo chiamerai Gesù”. Mi sono fatto la convinzione che non c’è mai stato sulla faccia della terra un uomo, che ha saputo credere alle parole della sua donna, come Giuseppe ha saputo credere alle parole di Maria. Siamo nell’epoca dell’evaporazione del padre, è un padre nuovo quello di cui siamo alla ricerca: un padre-testimone, non più in grado di incarnare il senso, la legge, la verità, bensì di testimoniare con la propria vita e le proprie scelte un senso possibile, una legge possibile, una verità possibile. 

All'inedita figura paterna dovrà corrispondere un'inedita figura di figlio. Non più l'Edipo, che non riconosce limiti ed elimina chiunque li rammenti, né il Narciso, che crede di bastare a se stesso, ma il padre-testimone che può essere anche un padre adottivo. Infatti non è il sangue che lega affettivamente le persone, bensì la capacità di mostrare il legame fra legge e desiderio, come qualità essenziale. «Se la paternità è dono della testimonianza di come si possa vivere in questo mondo con generatività e soddisfazione, questa non dipende dalla stirpe, dal sangue, dalla biologia. In questo senso Francoise Dolto ritieneva che fosse San Giuseppe il vero modello di paternità. Non dunque lo spermatozoo, ma una adozione simbolica che umanizza la vita» (Massimo Recalcati). Un bravo genitore sa di non essere sufficientemente bravo, sa che il suo è un mestiere impossibile. I migliori genitori sono quelli che non nascondono le loro insufficienze, ma che sanno incarnare la Legge del desiderio, per vivere su questa terra con gioia e soddisfazione. Giuseppe, uomo come noi, è stato non solo lo sposo, che ha creduto alle parole della sua fidanzata, ma ha saputo essere anche il padre che, insieme alla sua sposa, ha fatto sì che Gesù potesse crescere non solo “in età, sapienza e grazia”, ma come “il Dio con noi”, il Dio che, guardando ai propri genitori così umani, ha mostrato, che cosa significasse l’aver detto quel “Sì”.
(DON UMBERTO COCCONI)

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