"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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Tgnèmmos vìsst
Al salùt pramzàn äd parmaindialetto.blogspot.com

“Parmaindialetto” è nato il 31 luglio del 2004. Quest’anno compie 16 anni

“Parmaindialetto” l’é nasù al 31 lùjj dal 2004. St’an’ al compìssa 16 an’

Per comunicare con "Parmaindialetto" e-mail parmaindialetto@gmail.com

L’ UNICA SEDE DI “Parmaindialetto” SI TROVA A PARMA ED E' STATO IDEATO DALLA FAMIGLIA MALETTI DI “PÄRMA”.







venerdì 31 luglio 2015

Questa sera in piazzale Salvo D'Acquisto a Parma quinto ed ultimo appuntamento delle eliminatorie del concorso musicale BorgoSound Festival 2015 che designerà l'ultima band per finale dell'11 settembre , prima del ripescaggio tra i migliori secondi il 4 settembre.


Questa sera in piazzale Salvo D'Acquisto a Parma quinto ed ultimo appuntamento delle eliminatorie del concorso musicale BorgoSound Festival 2015 che designerà l'ultima band per finale dell'11 settembre , prima del ripescaggio tra i migliori secondi il 4 settembre.
L'atteso contest dell'estate organizzato dall’associazione I Nostri Borghi e patrocinato dal Comune di Parma ha coinvolto tantissimi giovani , vedrà questa sera scontrarsi sul suggestivo e rinato piazzale Salvo D'Acquisto, come ultimo appuntamento di luglio i The Lemon Flavour, le The Voices, gli Attenti a Quei Due, I Voiceless e i RAS per gli over.
Tanti i premi in palio messi per i gruppi partecipanti ad arricchire e a stimolare le band partecipanti
Più di venti i gruppi i si sono alternati in questo mese sul caratteristico palco di pietra del piazzale in una miscellanea di generi, di suoni ,di colori e di piacevoli sensazioni.
Tante le persone accorse per un appuntamento che era diventato una piacevole consuetudine per i residenti del centro storico, ma non solo.
Ancora una volta la Giuria, sarà capeggiata dal direttore artistico Egidio Tibaldi e dal Presidente dell'associazione I Nostri Borghi Fabrizio Pallini a decider il quinto finalista .Presenta la serata il parmigiano Aldo Musci.
Presente come sempre l'Avis Comunale con il proprio gazebo per promuovere la cultura del dono del sangue


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ALLA CONCESSIONARIA "ALFA ROMEO" E ALTRE MARCHE, SCHIARETTI E FOLEZZANI DI LANGHIRANO, PER LA PROFESSIONALITA' E IL SERVIZIO PRESTATO. VOTO "10 E LODE".


OGGI CON MIA MOGLIE CRISTINA SONO ANDATO A RITIRARE LA SUA AUTO NUOVA, UNA FIAT PUNTO LONGE BLU RIVIERA, ACQUISTATA ALLA CONCESSIONARIA "ALFA ROMEO" E ALTRE MARCHE, SCHIARETTI E FOLEZZANI DI LANGHIRANO. CRISTINA E IO RINGRAZIAMO IL SIGNOR GIANNI FOLEZZANI E IL SIGNOR COSTANTE DELBONO, UNITAMENTE ALLE IMPIEGATE E AI COLLABORATORI PER LA PROFESSIONALITA' E IL SERVIZIO PRESTATO. 

VOTO "10 E LODE"

Bräv bombén


 




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mercoledì 29 luglio 2015

Il 31 luglio, alle ore 21,00 a Sala Baganza presso la Rocca Sanvitale si terrà la presentazione del libro “Il Fiume ti porta via" di Giuliano Pasini.


CLICCA SULLA LOCANDINA PER INGRANDIRLA

Il 31 luglio, alle ore 21,00 a Sala Baganza presso la Rocca Sanvitale si terrà la presentazione del libro “Il Fiume ti porta via" di Giuliano Pasini. L'incontro, ad ingresso libero, prevede l'accompagnamento musicale di Diego Baruffini (chitarra elettrica), Enrico Fava (pianoforte), Alberto Padovani (voce e chitarra acustica). A seguire degustazione di Malvasia e possibilità di visitare il Museo del Vino. Il terzo romanzo di Giuliano Pasini, “Il fiume ti porta via” si svolge in Provincia di Parma con numerose citazioni a località e alle peculiarità enogastronomiche del nostro territorio.
Vi aspettiamo!

Biografia

Giuliano Pasini è nato a Zocca nel 1974 e vive a Treviso. Ha esordito nel 2012 con il romanzo “Venti corpi nella neve” (Fanucci/ TimeCRIME) che ha ottenuto un notevole successo di pubblico. “Nuova stella del thriller italiano” secondo il Corriere della Sera, ha pubblicato con Mondadori la seconda avventura di Serra “Io sono lo straniero” e partecipato all’antologia “Alzando da terra il sole”. I suoi romanzi, tradotti in Germania, Austria e Svizzera, si sono aggiudicati numerosi premi.

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martedì 28 luglio 2015

MODI DI DIRE IN DIALETTO PARMIGIANO...COSA VUOL DIRE ???


(Foto di Cristina Cabassa)



MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " AVÉR'GH ANCÒRRA L'OMBRÌGGOL BAGNÈ". IN ITALIANO ”AVÉR'GH ANCÒRRA L'OMBRÌGGOL BAGNÈ” VUOL DIRE “ESSERE INESPERTI ”. Grazie agli amici di Facebook e a www.gazzettadiparma.it che mi seguono.

 MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " AVÉROGH DU OC' CME DO CARAMÉLI CIUCIÄDI". IN ITALIANO ” AVÉROGH DU OC' CME DO CARAMÉLI CIUCIÄDI” VUOL DIRE ”AVERE GLI OCCHI PESTI E IMBAMBOLATI”. Grazie agli amici di Facebook e a www.gazzettadiparma.it che mi seguono.

MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " AVÉROGH PU BALI CHE 'NA TOMBOLA". IN ITALIANO ” AVÉROGH PU BALI CHE 'NA TOMBOLA” VUOL DIRE “ DI UN BUGIARDO MATRICOLATO”. Grazie agli amici di Facebook e a www.gazzettadiparma.it che mi seguono. 


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lunedì 27 luglio 2015

CON IL CORO DELL'OPERA DI PARMA, UN TOCCO DI PARMA NEL CAMPIONATO DI SERE A.


(Foto di gruppo del Coro con il Maestro Giovanni Allevi 
e il presidente della Corale Verdi Andrea Rinaldi)


(Testo in dialetto parmigiano)


Agh' srà ancòrra un po' äd Pärma in serja A. E còsste gràsja al Coro äd l'Opra äd Pärma dirét da Emiliano Esposito e presiedù da Andrea Rinaldi: jén pròprja còlli di corìssta pramzàn il vózi äd l'inno ch'a podrèmma ascoltär par tùtta la duräda dal campjonät e ch' al srà zvelè incó dopmezdì e séz or . Al bràn l'é äd Giovanni Allevi (in-t-la foto insèmma al Coro), e al tìttol l'é "O generosa".

(Testo in Italiano)
Ci sarà ancora un po' di Parma in serie A.  E questo grazie al Coro dell'Opera di Parma diretto da Emiliano Esposito e presieduto da Andrea Rinaldi: sono proprio quelle dei coristi parmigiani le voci dell'inno che si potrà ascoltare per tutta la durata del campionato e che sarà svelato oggi alle 18. Il brano è di Giovanni Allevi (nella foto insieme al Coro), e si intitola "O generosa". 
IL TESTO IN ITALIANO E' TRATTO DA  
www.gazzettadiparma.it


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giovedì 23 luglio 2015

"IO PARLO PARMIGIANO" AL RISTORANTE GHIOTTONE DI TANETO (RE). SIMPATICA SERATA DIALETTALE PARMIGIANA CON MIRKO, BAROZ, RICO E IL "PROFESOR" MALETT" IN COMPAGNIA DEGLI AMICI REGGIANI. SERATA ALL'INSEGNA DEL DIALETTO PARMIGIANO.

(FOTO DELLA SERATA)
(CLICCA SULLE FOTO PER INGRANDIRLE)


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MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO. COSA VUOL DIRE ???

(FOTO DI CRISTINA CABASSA)


MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " BAGOLÓN DAL LÙSSTOR". In Italiano ”BAGOLÓN DAL LÙSSTOR” VUOL DIRE” “BUGIARDO DEL LUCIDO”. PERCHÉ VENDEVA LUCIDO “PATINA” DA SCARPE CON NERO FUMO ALLUNGATO CON ACQUA. 
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MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " TRID CME L' ALBANIA". IN ITALIANO ”TRID CME L' ALBANIA” VUOL DIRE TRITATO COME IL TABACCO TRINCIATO “ALBANIA”. QUESTO MODO DI DIRE NON VUOL DIRE CHE IL PAESE EUROPEO DELL' ALBANIA SIA "TRID
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MODI DI DIRE IN DIALETTOPARMIGIANO: " AVÉR'GH IL TÈTTI CME DU ÓV FRITT". IN ITALIANO ” AVÉR'GH IL TÈTTI CME DU ÓV FRITT ” VUOL DIRE “AVERE I SENI FLOSCI E CASCANTI”. 
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sabato 18 luglio 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI


Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. (Vangelo di Marco)

1.      Vedendo la folla Gesù prova “compassione per loro”, è lo stesso atteggiamento che abbiamo visto più volte sul volto di papa Francesco quando abbracciava, incoraggiava, salutava i tanti venuti da lontano per incontrarlo.
2.      Papa Francesco nel suo pellegrinaggio in America Latina ha incontrato l’umanità dimenticata dai grandi della terra, e con le sue parole e i suoi gesti di condivisione ha saputo portare l’attenzione di tutti sulla piaga della povertà nel “suo amato Sud America”.
3.      Il tema scelto da papa Francesco, per questo suo nuovo viaggio, è stato “La gioia dell'annuncio del Vangelo” e commentando l'episodio del vangelo delle Nozze di Cana, ha lanciato questo forte messaggio di speranza: «Il vino migliore sta per venire per quelli che oggi vedono crollare tutto. Sussurratevelo fino a crederci: il vino migliore sta per arrivare, e sussurratelo ai disperati e a quelli con poco amore. Dio si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento; Gesù ha una preferenza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ragione o per l’altra ormai sentono di avere rotto tutte le anfore».
4.      A volte il nostro cuore pare blindato, tanto ci siamo abituati a sfiorare dagli eventi e la nostra vita è divenuta un’esistenza che, “saltellando” di qui e di là non riesce più a radicarsi nel quotidiano della gente che incontriamo: «la compassione non è zapping, non è silenziare il dolore, al contrario, è la logica propria dell’amore. È la logica che non si è centrata sulla paura, ma sulla libertà che nasce dall’amore e mette il bene dell’altro sopra ogni cosa. È la logica che nasce dal non avere paura di avvicinarsi al dolore della nostra gente» (papa Francesco).
5.      Perché la sofferenza altrui non ci turba più di tanto? Provare simpatia nei confronti dell’altro è già un passo verso l’altro in quanto sentiamo che la sua sofferenza esiste, la percepiamo come reale, però manteniamo le distanze.
6.      Se invece proviamo “empatia” per l’altro, vuol dire che diventiamo una cosa sola con lui, con la sua sofferenza: non solo sentiamo la sua sofferenza, ma soffriamo con lui, diventando una sola carne con lui. Se ci pensiamo bene i nostri rapporti con gli altri, in tante occasioni, sono all’insegna dell’utile, della mercificazione, del vantaggio.
7.      L’altro, direbbe Martin Buber, diventa un oggetto di consumo, si stabilisce con lui una relazione “io-esso”, a tal punto da poter affermare: “Tu per me sei un semplice oggetto e io voglio usarti”. Vivere in un mondo basato sulla relazione “io-esso” significa lasciarsi sfuggire l’intera meraviglia dell’esistenza, perché si vive nella logica dell’anticreazione e tutto diventa nulla, circondati solo da oggetti, non da persone, non da gente, non dalla vita, solo da cose materiali. L’amore declinato secondo la cifra della compassione è disponibilità verso l’altro, in quanto non si cerca il proprio interesse ma il bene dell’altro: l’amore non è un rapporto “io-esso”, ma è un rapporto “io-tu”. «Nella sessualità c’è il rapporto “io-esso”, nell’amore c’è il rapporto “io-tu”. Martin Buber si ferma qui: la sua tradizione giudaica non gli permette di procedere oltre.
8.      Ma c’è ancora un gradino da salire: il gradino “né io - né tu”, un rapporto in cui scompaiono l’io e il tu, un rapporto in cui due persone non sono più due – ma sono diventate una sola. Un’unità tremenda, un’armonia, un accordo profondo – due corpi e un’anima sola. Questa è la sommità dell’amore che io chiamo preghiera» (Amato Osho).
9.      Gesù vedendo le folle provava compassione, a tal punto da donarsi per esse, da "patire per esse", ossia essere solidale e permeabile al pathos dell'altro, come afferma Antonio Prete, «L'ospitalità è figura mediterranea della compassione e dell'accettazione dell'altro, come nell'Odissea». Nei Promessi sposi di Manzoni la compassione che l'Innominato prova per Lucia si trasforma in conversione, “passaggio verso un altro modo di essere uomo” e “verso un'altra morale”.
10.  Ma è possibile una compassione che unisce il nostro sentire a quello dell’altro? Che faccia del sentire altrui il nostro stesso sentire?
11.  Tra noi e l’altro non rimane pur sempre una distanza, che risulta incolmabile? Il dolore dell’altro in che misura diventa anche il mio dolore?
12.  Al contrario non ci rivela la miseria del nostro essere comunque separati dall’altro, confinati in una singolarità finita, e questa rivelazione risulta per i nostri sensi intollerabile? E’ ciò che afferma Dante quando incontra Paolo e Francesca nell’inferno: «Pietà mi giunse e fui quasi smarrito». E’ difficile per il poeta sopportare una tale sofferenza.
13.  Che cosa significa, in profondità, che Gesù prova compassione per la folla?
14.  Se non che per questa folla lui si farà pane e nutrimento, si farà buon pastore donando la sua vita per la loro salvezza?
15.  Colui che non aveva conosciuto peccato si farà nostro peccato, Lui l’agnello senza macchia porterà su di se il peccato del mondo. Lacompassione per l’uomo spinge il figlio di Dio a condividere la nostra vita, portando su di sé il peccato del mondo, poiché è il solo a poterlo togliere.
16.  Il nostro male è diventato il suo male, la nostra sofferenza, la sua sofferenza, la sua morte, la nostra vita.
(DON UMBERTO COCCONI)

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venerdì 17 luglio 2015

“UN GRÄSJA A TUTT I PRAMZÀN AV' VÓJ BÉN A TUTT” Bèrto Miclòt...


ALBERTO MICHELOTTI RINGRAZIA TUTTI GLI AMICI CHE GLI HANNO FATTO GLI AUGURI PER IL SUO COMPLEANNO, E HANNO LETTO L'ARTICOLO IN DIALETTO SULLA GAZZETTA DI PARMA A LUI DEDICATO NELLA RUBRICA "Tgnèmmos vìsst"


“UN GRÄSJA A TUTT I PRAMZÀN AV' VÓJ BÉN A TUTT” Bèrto Miclòt...

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mercoledì 15 luglio 2015

Bèrto Miclòt... 85 an' d'un grand pramzàn TESTO IN DIALETTO PARMIGIANO E ITALIANO PUBBLICATO SULLA GAZZETTA DI PARMA DEL 15 LUGLIO 2015. NELLA RUBRICA "Tgnèmmos vìsst" FOTO D'ARCHIVIO DI http://parmaindialetto.blogspot.it/ ALBERTO MICHELOTTI CON SANDRO PIOVANI E ENRICO MALETTI DAVANTI ALLO STADIO TARDINI DURANTE LE RIPRESE DI "SOCUANT MINUD IN DJALETT PRAMZAN"


 FOTO DALL' ARCHIVIO DI http://parmaindialetto.blogspot.it/ ALBERTO MICHELOTTI CON SANDRO PIOVANI E ENRICO MALETTI DAVANTI ALLO STADIO TARDINI DURANTE LE RIPRESE DI "SOCUANT MINUD IN DJALETT PRAMZAN"
FOTO DI NICOLA GENNARI


Bèrto Miclòt... 85 an' 

d'un grand pramzàn

Un pramzàn specjäl ancòrra pù che “Pramzàn dal sas”. 
Alberto Michelotti, p'r j amìgh “Bérto”, al taja al tragvärd di sò “prìmm” 85 an', nasù al cuìnndoz äd lujj dal mìllaenovsént-trénta. Fìzich da sportìv da fär invìddja a cualùnncue atléta, lavoratór mäj stuff, amànt ädla sò famìja, la mojéra Lavra, il fjóli Wania e Sonya e di sò anvód, e anca ädla sò Pärma e di sò amìgh pramzàn. Se cuälcdón l'é in crizi o deprés, basta pasär n' óra insèmma con Bérto e podì stär sicùr ch' a 'n gh'é mìga 'na medzén'na pù bón'na. Se po' at' gh' é ocazjón äd sentìrol parlär ädla sò vìtta, cme gh'é publichè in-t-al lìbbor “Dirige Michelotti da Parma”, al t' incanta, at' capìss la vìtta äd n'òmm visùda al sént par sént.
Pramzàn DOC, nasù dedlà da l'acua in via Imbriani da 'na famìja modésta, l'é carsù con al spìrit d' un pramzàn äd véc' stamp, cme al diz lu, -j ò patì la fama-, mo a gh'é stè insgnè l'onestè, la lealtè e al rispét dìll parsón'ni. A trèdz an' l'à tachè a lavorär a véndor fruta e verdura in giära in-t-al bànch äd famìja, durànt la stagjón lirica al teator Regio l'andäva in-t-i pälch a véndor il bruzädi, par där 'na man ala mädra a fär crèssor i sò trì fradéj pù giòvvon äd lu. Pò l'à fat al garzón da mecànich äd càmjo, fìn a prelevär l'azjénda con al sò sòcio Gino Bolzoni, ch' l' à spartì con lu al lavór par parècc' témp. Arbitro internasjonäl äd calcio in-t-i an' 60/70, al sé fat rispetär sui camp äd calcio con zugadór, dirigént e alenadór, parlànd in djalètt pramzàn. Amant äd la lirica, al fa pärta dal “Club dei 27” con al nòmm äd l'òpra äd Verdi “Don Carlos”. Purtròp in còll perìod chì l'é 'drè sofrìr bombén cavsa i tribuléri dal Pärma calcio, scuädra indò l' à zughè da ragas in-t-al ról äd portér e l'é tifoz e opinionìssta òspit fiss in-t-la trasmisjón a TV Parma dal lundì sira. N'ätra sò pasjón äd Bèrto, l'é còlla äd tramandär ai giòvvon la sò esperjénsa äd vìtta, e d' insgnär al djalètt pramzàn, sò prìmma lénngua prìmma äd l'italjàn. Caro Bèrto bón compleàn da pärta äd tutt i pramzàn chì t' vólon bén bombén e it' pòrton d' ezémpi cme méstor äd vìtta.
Tgnèmmos vìsst

TESTO IN ITALIANO

Alberto Michelotti... 
85 anni di un grande parmigiano

Un parmigiano speciale ancora più di “Parmigiano del sasso”. Alberto Michelotti, per gli amici “Bérto”, taglia il traguardo dei suoi “primii” 85 anni, nato il 15 luglio 1930. Fisico da sportivo da fare invidia a qualsiasi atleta, lavoratore instancabile, amante della sua famiglia, la moglie Laura, le figlie Wania e Sonya e dei suoi nipoti, ma soprattutto della sua Parma e dei suoi abitanti. Se qualcuno è in crisi o depresso, basta passare un 'ora in compagnia con Berto e vi garantisco che non c'è medicina migliore. Se hai occasione di sentirlo a parlare della sua vita, come pubblicato nel libro “Dirige Michelotti da Parma”, ti incanta, capisci la vita di un'uomo vissuta al cento per cento.
Oltretorrentino DOC. nato in via Imbriani da una famiglia modesta, è cresciuto con lo spirito di parmigiano di vecchio stampo, come dice lui ho patito la fame, ma gli è stato insegnato l'onestà, la lealtà e il rispetto delle persone. A soli tredici anni ha cominciato a lavorare a vendere frutta e verdura in ghiaia nel banco di famiglia, durante la stagione lirica al teatro Regio andava nei palchi a vendere le castagne, per aiutare la madre a fare crescere i suoi tre fratelli più giovani di lui. Poi garzone da meccanico di autotreni, fino a prelevare l'azienda con il suo inseparabile socio Gino Bolzoni, che ha condiviso il lavoro per parecchi anni. Arbitro internazionale di calcio negli anni 60/70, si è fatto rispettare sui campi di calcio con giocatori, dirigenti e allenatori, parlando in puro dialetto parmigiano. Appassionato di lirica, fa parte del “Club dei 27” con il nome dell'opera di Verdi “Don Carlos”. Purtroppo in questo periodo sta soffrendo causa le vicissitudini del Parma calcio, squadra dove lui ha militato da ragazzo nel ruolo di portiere ed è tifoso e opinionista ospite fisso nella trasmissione di TV Parma del lunedi sera. Oltre al calcio, Berto, la sua passione è quella di tramandare ai giovani la sua esperienza di vita, e di insegnare il dialetto parmigiano sua prima lingua prima dell'italiano. Caro Berto buon compleanno da parte di tutti i parmigiani che ti vogliono tanto bene e ti portano d' esempio come maestro di vita.

sabato 11 luglio 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI.


Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. (Vangelo di Marco)

1.   “Gettati nel mondo” o mandati e inviati nel mondo?
2.   Non siamo forse stati chiamati per nome da Gesù, l’inviato del Padre?
3.   Non siamo stati pescati fuori dall’abisso e dal caos, chiamati per nome e perciò dotati di un’identità, perché posti in relazione con un Tu?
4.   Ciascuno di noi ha una missione da compiere: quella di essere inviato all’altro.
5.   Tonino Bello scriveva: «Crescerete, quante più mani stringerete lungo il vostro cammino, tante più persone conoscerete durante la vita».
6.   Se Gesù ci mandasse oggi in missione, quali indicazioni ci darebbe per il kit di viaggio?
7.   Ai Dodici ha proposto uno stringato equipaggiamento, descritto più in negativo che in positivo, per segnalare gli articoli esclusi: un bastone, i sandali, una sola tunica – contro le due abituali – è tutta la dotazione consentita.
8.   In altri passi del vangelo, Gesù, giunge a proibire perfino il bastone e i sandali, accentuando così la condizione perfettamente inerme dei mandati, completamente affidati al regno di Dio da loro annunciato.
9.   Quasi a dire: “La tua comunione con l’altro è vera se tu non porti null’altro che te stesso”.
10.                La relazione, sembra dirci Gesù, è vera, è autentica se le persone si mettono davvero in gioco, nella loro “nudità”: per questo i Dodici dovevano liberarsi dal dio di questo mondo, i denari, le cose, l’accumulo, anche l’affanno per il pane quotidiano, restando interamente esposti all’accoglienza dei loro destinatari e alla paterna provvidenza di Dio.
11.                Papa Francesco usa questa espressione: «Il diavolo entra sempre per i portafogli, è questa la sua porta di ingresso».
12.                Il bastone del comando, che il discepolo deve portare, non è altro che il nulla della croce: è il potere di donarsi che è divino!
13.                Quanto ai sandali, all’epoca erano i calzari delle persone libere, perciò Gesù sembra dirci:
14.                “Sii un uomo libero”!
15.                Ecco con quali accenti di modernità ci invita ad essere missionari papa Francesco:
16.                «Siate interiormente liberi, per poter essere vicini alla gente, attenti a impararne la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancando le persone lungo le notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini e dei loro fallimenti: accompagnatele, fino a riscaldare il loro cuore e provocarle, così da intraprendere un cammino di senso che restituisca dignità, speranza e fecondità di vita …
17.                Andate incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi: accoglietene la cultura, porgetegli con rispetto la memoria della fede e la compagnia della Chiesa, quindi i segni della fraternità, della gratitudine e della solidarietà, che anticipano nei giorni dell’uomo i riflessi della Domenica senza tramonto».
18.                Papa Francesco non perde occasione per ricordarci che è sicuramente meglio una Chiesa in uscita, accidentata, ferita, sporca per aver percorso le strade degli uomini ed essersi fermata, come il Samaritano, accanto a persone aggredite e ferite, ma gioiosa, che una chiesa precisa nei rituali, dalle liturgie impeccabili secondo le rubriche, con una cura ostentata della dottrina e del prestigio, ma malata di depressione perché chiusa in se stessa.
19.                Una squadra di calcio che gioca solo per difendere lo zero a zero prima o poi subirà il gol dell’avversario.
20.                Urge “stare dentro questo nostro tempo con amore”: si tratta dunque di una missione di incarnazione, dobbiamo disporci all’inatteso, alla novità e guardare la nostra realtà con occhi nuovi ogni giorno.
21.                Quando t’imbatti in una cosa bella, la racconti;quando t’imbatti in una cosa vera, la dici. E se hai capito che la storia di Gesù è come una luce che ha illuminato per sempre il cammino del mondo e dell’uomo, dandogli un senso, allora la racconti, non puoi farne a meno.
22.                E se l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato la tua esistenza dandole forza, direzione, gioia di vivere, allora inviti gli amici a con­dividerla.
23.                L’incontro avviene sulla strada, dove la sorpresa è sempre di casa, perché non si può scegliere chi incontrare né da chi lasciarsi incontrare.
24.                Non puoi nasconderti, sulla strada:sei esposto ed esponi gli altri al tuo sguardo.
25.                E’ una presenza quasi nuda di noi stessi, una presenza precaria, ma già aperta, disponibile all’altro, allo sconosciuto, allo straniero, incontrando il quale - e lasciandosi incontrare -è forse possibile cogliere lo sconosciuto che abita in noi e divenire perciò più coscienti di noi stessi.
26.                Una Chiesa missionaria non può che essere “in uscita”, una Chiesa che lascia il porto e “va al largo”, come scrive Jacques Brel:
27.                «Non essere come quelle navi che arrugginiscono nel porto, per paura che le correnti troppo forti le portino lontano.
28.                Per questo non vogliono mai rischiare di andare in mare aperto...
29.                Non essere come quelle navi che dimenticano di partire.
30.                Hanno paura del mare e le onde non le hanno mai travolte.
31.                Il loro viaggio è terminato prima di iniziare... Sii come quelle navi che non hanno mai finito di ripartire di nuovo ogni giorno della loro vita.
32.                E non temono di lanciarsi in avanti, fianco a fianco con il rischio di affondare...
33.                Sii come quelle navi che ritornano al porto lacerate da tutte le parti, ma più esperte e più forti che mai...  Conosco delle navi strapiene di sole dopo aver condiviso anni di meraviglie...
34.                Sii come quelle navi che ritornano sempre pronte a spiegare le loro ali di giganti, poiché hanno il cuore grande come l'oceano…».

(Tgnèmmos vìsst)

SAPETE COSA VUOL DIRE IN DIALETTO PARMIGIANO ?????


(Foto di Cristina Cabassa)





Sapete cosa vuol dire in dialetto parmigiano "SCHIBJÄDA". In Italiano "SCHIBJÄDA" vuol dire ”SCARICA DIARROICA” 

Sapete cosa vuol dire in dialetto parmigiano la parola "FÄRLA". In Italiano la parola " FÄRLA" vuol dire ”GRUCCIA o STAMPELLA” 

Sapete cosa vuol dire in dialetto parmigiano la parola "TASÉL". In Italiano la parola "TASÉL" vuol dire “SOLAIO o GRANAIO”. 

Sapete cosa vuol dire in dialetto parmigiano la parola “ALVADÓR”. In Italiano “ALVADÓR” vuol dire “LIEVITO”. 

Sapete cosa vuol dire in dialetto parmigiano la parola " LANTCÓR". In Italiano ”LANTCÓR” vuol dire ”ACCIDENTE”. 


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Tgnèmmos vìsst

martedì 7 luglio 2015

CIAO “KENNEDY”... Gino Mattioli mecànich da biciclètti e Pramzàn dal sas mort a 96 ani


CIAO “KENNEDY”... Gino Mattioli mecànich da biciclètti in sträda Nóva, prìmma ancòrra in-t-i ani dal 60 a l' 86 con la botéga da ciclissta in bórogh dal Pramzànén. Mi da ragas al conosäva bén, a 'n l'ò mäj vìsst rabì, sémpor soridént e al parläva sol in djalètt pramzàn. J al ciamävon KENNEDY p'r al so mod äd fär sémpor soridént. Al gh' äva 96 ani. Ciao “Kennedy” at' si stè un vér Pramzàn... 



Tgnèmmos vìsst.