"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 3 ottobre 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI.


Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». (Vangelo secondo Marco)

1.       Perché non siamo più capaci di restare nell’amore?
2.       Perché il nostro cuore è diventato duro?
3.       Eppure Dio all'inizio della creazione creò l’uomo e la donna perché diventassero una carne sola. Dio unisce, ma l’uomo divide, perché?
4.       Chiediamoci: “Che cos’è l’amore?”. Non è il desiderio dell’eterno? Ogni vero amore non punta all’assoluto, non punta al per sempre? Altrimenti che amore sarebbe senza il per sempre!
5.       Purtroppo una delle grandi menzogne del nostro tempo è credere che il “nuovo” sia sempre meglio del precedente e questo vale anche per la vita amorosa dell’individuo, per cui si è sempre convinti che prima o poi arriverà un nuovo partner che ci potrà renderci veramente felici.
6.       Si è portati a credere che anche l’amore sia “a scadenza”, che prima o poi si scioglierà, si considera così l’amore come una merce destinata prima o poi a scadere: non si crede più nell’amore per sempre. Siamo nell’epoca degli amori liquidi, inconsistenti.
7.       Il “nuovo” poi pare abbia sempre “la stessa faccia dell’insoddisfazione”, infatti, dopo ogni storia, il “nuovo” che ci aveva attratto si rivela un bluff. Se ci pensiamo ci si incontra per caso, in maniera aleatoria, imprevedibile, ma si vuole che questo amore duri per sempre. L’amore nel suo momento sorgivo, è sempre rottura di un equilibrio, fino allo smarrimento e al disorientamento.
8.       L’amore è un’esperienza che ci fa tracimare, oltrepassare, sbandare, che a volte ci delude.
9.       «Il paradosso – osserva Massimo Recalcati - è che vorremmo che l’incontro d’amore con una persona, avvenuto come direbbe Jacques Lacan nella contingenza più pura, trasformasse questa casualità in un destino, in una necessità. Rendendo quell'incontro una ripetizione infinita perché “ancora” è la parola dell'amore».
10.   Di fronte al trauma del tradimento, la domanda da porsi è: “E’ possibile perdonare, perdonarsi?”.
11.   Il tradimento  è il venir meno ad un patto, ad una promessa che gli amanti hanno stipulato tra di loro. La rottura del patto d’amore provoca la perdita della fiducia e genera nel partner quella sensazione che nulla sarà più come prima.
12.   Ma cosa significa saper perdonare? Jacques Derrida afferma: «Il perdono degno di questo nome è sempre perdono dell’imperdonabile».
13.   La forza dell’amore è riuscire a perdonare l’imperdonabile: è proprio perché sappiamo amare che siamo in grado di perdonare L’imperdonabilità. Il perdono diventa quasi un’esperienza di resurrezione.
14.   Affermare che bisogna accogliere il regno di Dio come fossimo bambini è come dire: «Abbandona tuo padre e tua madre».
15.   Il padre e la madre, in quanto genitori, permetteranno al figlio di crescere, lo educheranno, gli consentiranno di costruirsi psicologicamente giorno dopo giorno, in riferimento a loro e gli consentiranno di entrare dentro un nuovo mondo: un nuovo grembo. Il bambino parla il linguaggio che da loro ha sentito ma, di giorno in giorno sempre più autonomo, deve abbandonare la formazione ricevuta dai genitori per Essere.
16.   Se abbandona padre e madre, allora potrà scoprire la propria vita, la “Vita”. Dobbiamo trovare la nostra propria sorgente, diventare padre e madre di noi stessi e, di conseguenza, il nostro proprio figlio.
17.   Ci tocca “inventare” noi stessi: “Che ciascuno divenga l'artista di ciò che ha ricevuto!”, afferma FrançoiseDolto. Quando Gesù afferma: «Lasciate che i bambini vengano a me», non intende forse affermare: “Lasciate che i vostri figli raggiungano la loro libertà?”.
18.   Cioè “Non tratteneteli nello slancio verso un'esperienza che li chiama. Abbiate fede nella vita che anima i loro richiami, non contrastate il loro desiderio di autonomia. Che ogni bambino possa arrivare a dire “Io” e non  “Io-mia-mamma”, “Io-mio-papà”, “Io-il-mio-compagno/a”, ma “Me-Io”.
19.   Afferma, a questo proposito, FrançoiseDolto: «Per me, l’io grammaticale focalizza una sintesi in divenire, una coesione avvertita qui, nel nostro corpo, luogo di tempo e spazio, incrociato con gli altri: tu, gli essi, le esse, i noi, i voi. Il Cristo è IO, modello di tutti coloro che, da quando pronunciano “io” e poi “me-io”, si sentono spiritualmente chiamati alla Verità, la quale, al di là delle parole, chiama ogni uomo al Verbo del suo essere, partecipe di Dio».
20.   Dobbiamo essere iniziati al nostro Desiderio, che fa riferimento a Dio. Non dobbiamo restate prigionieri del desiderio dipendente dai nostri genitori.
«Lasciate che i bambini vengano a me»: “Gesù sta affermando: questi bambini non  appartengono a voi, ma a me, Figlio di Dio, si sono incarnati attraverso di voi. Lasciateli venire a quella libertà di desiderare che Dio sostiene”.
(DON UMBERTO COCCONI)

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