"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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domenica 24 maggio 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI.

IL VANGELO DI DOMENICA 24 MAGGIO 2015
Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». (Vangelo di Giovanni)

L'uomo non è forse, per natura, colui che ricerca la verità delle cose, che si interroga sul senso della vita? Eppure, nello stesso tempo, l’uomo ha paura della verità, preferisce nascondersi dietro la menzogna, preferisce le tenebre alla luce. «Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio», leggiamo ancora in Giovanni. Il vangelo, ancora una volta, ci rivelerà una conoscenza della realtà così sconvolgente da scandalizzarci, così sconcertante, che saremmo,di primo acchito, tentati di rifiutarla. «Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo», leggiamo nel prologo del vangelo, dunque, l’umanità è come avvolta nella notte, vive nell’oscurità, nell’errore, nella menzogna e nell’inganno. Il Vangelo è la buona notizia che guida l’uomo alla comprensione della verità, non è altro che lo svelamento di ciò che era nascosto sin dalla fondazione del mondo. Si legge nel trentanovesimo aforisma de L'Anticristo di Nietzsche questa frase lapidaria: «Il Vangelo morì sulla croce». Come si può affermare una cosa simile: non potrebbe esserci fraintendimento più grande! E’ stata piuttosto la “menzogna” a morire sulla croce, perché proprio lì è stato sconfitto il potere del “principe di questo mondo”, il potere della morte basato sull’inganno e sulla falsità che ci ha fatto credere e ha continuato a farci credere che Dio non è Padre. 

E se Dio non è Padre, che senso ha la nostra vita, qual è il senso dei nostri limiti? È davvero la fine di tutto! Allora la nostra vita naviga nella disperazione e senza uno scopo. Invece la croce, “scandalo e stoltezza” agli occhi del mondo, vince questa menzogna, rivelandoci che proprio sulla croce si manifesta pienamente l’amore di Dio. Gesù, giudicato e condannato ingiustamente, porta su di sé il male di tutti e, portando su di sé il male per amore, ci mostra che c’è un amore più grande di ogni male e di ogni morte e che quell’amore li vince, proprio perché li porta su di sé. La croce ci mostra l’amore che unisce il Padre e il Figlio e nel contempo il loro amore per il mondo: dal loro reciproco donarsi, si effonde lo Spirito che dà la vita al mondo. Ed è proprio lo Spirito Santo, il reciproco amore del Padre e del Figlio, a farci comprendere che noi siamo realmente figli, che abbiamo un Padre e che siamo fratelli. Il segno che la luce della verità ha sconfitto le tenebre dell’errore è la testimonianza della fraternità, della possibilità di vivere un’esistenza bella, nella gioia, nella condivisione, nella solidarietà. Perché Gesù dice ai discepoli che ha ancora molte cose da dire? Gesù, con la sua vita e la sua morte, non ci ha forse detto tutto quanto doveva dirci? Non ci ha rivelato il massimo della conoscenza, ossia che Dio è amore? «Però questo amore è sempre non detto, perché non viene capito. 

Nell’amore c’è sempre un di più che non è mai dicibile, lo capisce solo chi ama. E lo Spirito Santo, essendo l’amore che noi discepoli riceviamo, ci fa capire questo non detto, ci introduce nell’indicibile e ci fa portare il peso della verità dell’amore» (Silvano Fausti). Il potere dello Spirito è di farci entrare nella verità che Gesù ha rivelato. Lo Spirito non parla di se stesso, ripete le cose che ha “ascoltato” tra il Padre e il Figlio e ci fa comprendere le cose di Dio, ci fa capire cosa fare qui e ora e che cosa è giusto e di conseguenza ciò che è sbagliato. Lo Spirito è il Maestro interiore, che guida ogni credente “alla verità tutta intera”. Quando si smarrisce una visione unitaria, fondata su principi condivisi, l'agire umano diviene ottuso, interessato e frammentato. Proprio perché la verità viene continuamente minacciata «dalla sua riduzione, cioè dall’ideologia. Anche noi corriamo sempre questo rischio nel modo di guardare la realtà e noi stessi, di concepirci, di concepire l’avvenimento cristiano, di vivere la vocazione» (Luigi Giussani). Lo Spirito Santo ci fa comprendere la pienezza della realtà, ci dà la possibilità di cogliere il tutto delle cose, del mondo e di Dio perché ci porta a guardare oltre la contingenza del momento, per accostarci via via al senso profondo degli eventi della storia umana.
(DON UMBERTO COCCONI)


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