"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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domenica 17 agosto 2014

IL VANGELO DELLA DOMENICA. COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI



Vangelo di domenica 17 agosto.
Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita. (Vangelo di Matteo)
Gli uomini della legge non perdono occasione per stigmatizzare il comportamento di Gesù. Ai loro occhi, il rabbì di Galilea è un irregolare, che con le parole e le azioni contesta l’interpretazione ufficiale e autorevole delle prescrizioni mosaiche: è un uomo da tenere sotto stretta osservazione. Gesù, però, non cessa di ricordare a loro che non è venuto a “sabotare” la legge, ma a darle compimento: il suo intendimento è di svelarne lo spirito animatore, andando, quando è necessario, oltre la “lettera”, oltre l’involucro formalizzato della legge stessa. Non intende abolirla, bensì “fecondarla”, per far sì che essa possa nuovamente donare vita all’uomo. Non a caso, a coloro che accusano i suoi discepoli di prendere cibo con mani immonde Gesù risponde: ‘’Non ha importanza il modo con cui vi lavate le mani prima di mangiare, non ha importanza ciò che mangiate, perché l’importante è il vostro cuore: è da lì che tutto ha origine, è là che si può insediare il male’’. Possiamo immaginare che Gesù, dopo tante discussioni sul filo del rasoio con le autorità del suo tempo, sia stanco, “un po’ stressato”, come diremmo oggi, e che proprio a seguito di queste dispute senta il bisogno di lasciare la sua regione, di varcare i confini di Israele, per godersi -paradossalmente - un tempo di relativa pace e serenità. Gesù, pertanto, si dirige verso Tiro e Sidone, varca una ‘’frontiera’’ territoriale. E ora, che cosa accadrà? Giunto in terra pagana, si lascerà contaminare dal vissuto di donne e uomini stranieri, dalla loro mentalità e cultura così diverse? È una delle “ossessioni” d’Israele, questa, un rischio-tentazione ricorrente, il filo conduttore d’innumerevoli pagine e riflessioni bibliche. Gesù aveva già “varcato” le frontiere teologiche e rituali del suo popolo, andando ben oltre il legalismo delle prescrizioni e dei divieti, per proclamare il vangelo della misericordia. Ora, con questa ‘’lunga marcia’’, il maestro abbandona la terra della salvezza, per dimorare nella terra dei pagani È qualcosa d’inaudito, è il contro-esodo che Gesù sta compiendo: aglocchi degli uomini della legge, diventerà un impuro. Ma ancora più sorprendente è che, poco tempo prima, Gesù stesso aveva sconsigliato agli apostoli “in missione” di andare fra i pagani, fra i samaritani in particolare. 

Ed ecco invece il maestro, in prima persona, che si avventura fuori dai confini d’Israele! Agendo così non sembra contraddirsi? Quali timori, quali riflessioni e affetti sono celati in questo comportamento? Anche in questa terra, comunque, Gesù sarà “ricercato”: la sua fama lo precede. In questo caso specifico, la prima che gli corre incontro è una donna, che lo implora di aiutarla. Lui però pare non rispondere minimamente al suo grido di aiuto. Perché questo atteggiamento? Non è quello del Gesù che già conosciamo, che i suoi discepoli già conoscono. Certo, la cananea è da tenere doppiamente a distanza, in quanto donna e in quanto pagana. Tuttavia, come non compiere una “briciola” di gesto (una parola, un minimo di attenzione) verso una donna disperata, che piange, urla e chiede aiuto per la propria figlia malata? Perfino i discepoli, solitamente guardinghi, rimangono talmente spiazzati dal comportamento insolito di Gesù da intervenire in favore della donna, non fosse altro che per togliersi di torno quella “discepola” così imbarazzante. Quando però essi, a loro volta, lo implorano di fare qualcosa, Lui dice di essere stato mandato soltanto «per le pecore perdute della casa d’Israele»! «Il suo atteggiamento circospetto, riservato, non rivela forse il problema che si pone alla sua coscienza di giudeo, quale egli è in quanto figlio d’uomo: Israele o il mondo intero?» (Françoise Dolto). Le parole della donna straniera e pagana, però, trasformano Gesù profondamente. Dopo questo incontro, Lui non sarà più come quello di prima: ha cambiato il suo modo di pensare. Prima di incrociarla sul suo cammino, Gesù non aveva ancora chiaramente compreso che la sua missione poteva e forse doveva estendersi oltre i confini di Israele. Esageriamo a supporre che Gesù non avesse ancora percepito chiaramente che la sua missione era rivolta a tutti i popoli? Come afferma Françoise Dolto, in questo avvenimento, che potrebbe sembrare minore rispetto a tanti altri di cui i vangeli ci raccontano, assistiamo alla nascita, in Gesù, del suo desiderio più profondo, o piuttosto alla scoperta del suo desiderio. «Sì, credo che egli si trovi di fronte a una manifestazione del suo desiderio: occuparsi ‘’delle cose del Padre’’, quale Padre di tutti gli uomini e non solo dei giudei». 

L’incontro con questa straniera trasforma il destino di Gesù Cristo e quindi di tutta l’umanità. La Dolto arriva a chiedersi: «La donna cananea segna dunque una mutazione nel destino cosciente di Gesù? Per la prima volta, una straniera, una vera pagana di nascita, gli chiede di comportarsi da Messia, da Cristo, come il profeta che guarisce una straniera in una terra straniera! Per la prima volta, egli scopre che una pagana può aver fiducia in lui… Che i rapporti di fede, di salvezza, di comunicazione possono varcare le frontiere. Gesù sembra imbarazzato, indeciso, come ogni volta che ci si sente soli a innovare, soli ad assumere una responsabilità dall’esito incerto. Egli rimane dapprima in silenzio, poi dice: “No”, come a Cana! Ciò significa che il desiderio non lo si conosce mai totalmente subito, e si evolve ogni giorno, e proprio per questo è spesso angoscioso». Qui Gesù ci appare “veramente uomo”, uomo del suo tempo, inserito in una cultura, in un modo di pensare difficile da scardinare anche in lui, proprio perché vi è immerso, vi è calato dentro integralmente. Estremizzando, potremmo dire che con questo incontro “oltre frontiera” Gesù viene generato a una nuova visione della salvezza. La donna cananea, per di più pagana, rivela al Cristo la sua missione: “Non puoi fare briciole di miracoli, briciole di segni per quei ‘cani di pagani’ che però guardano a te con fiducia? Sono semi di salvezza che porteranno un frutto sovrabbondante!’’. Le parole della donna lo toccano in profondità, lo orientano, lo provocano, lo mettono in crisi con se stesso. Gesù comprende che può occuparsi anche degli ‘’altri’’, che la sua missione è universale. Grazie alle parole della cananea, Gesù è libero dai suoi condizionamenti culturali, vede distintamente ciò che deve fare: scopre l’ampiezza dell’occuparsi “delle cose del Padre”. A Cana, una donna – Maria, sua madre - lo fece entrare nella vita pubblica; qui, in terra straniera, una donna lo fa entrare nella vita universale.
(DON UMBERTO COCCONI)

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