"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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domenica 21 dicembre 2014

Il Vangelo della domenica. Commento di don Umberto Cocconi.



Il Vangelo di domenica 21 dicembre 2014

L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Vangelo di Luca)

Al giorno d’oggi, la famiglia è al centro di tante discussioni, molti sembrano avere idee chiare e indiscutibili su cosa sia e come si debba difenderla. Provocatoriamente ci potremmo chiedere: la famiglia di Nazaret rientrerebbe nei canoni normativi, che abbiamo stabilito per dare alle famiglie dei giorni nostri la patente di autenticità? Se ci fermiamo a pensarci, i dubbi non mancano. Eppure, la famiglia di Nazaret è davvero esemplare! Ci faremo aiutare, nel leggere questa pagina di Vangelo, dalle riflessioni della psicanalista Françoise Dolto. La studiosa francese afferma che nel racconto dell’annunciazione a Maria e in quella di Giuseppe è racchiuso un mistero. A questo proposito usa l’espressione “mito”, nel senso che in questo racconto c’è una grande proiezione dei propri vissuti e del proprio inconscio. La nostra mente può essere “fecondata” da un'idea proveniente da un “altro” lontano, senza che neppure si riesca a sapere da chi l'abbiamo ricevuta. Ora, ciò che è vero psicologicamente, non potrebbe esserlo anche spiritualmente ed esistenzialmente? L’angelo dice a Maria: «La potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra». Non è in gioco la carnalità di un uomo riconoscibile come sposo, poiché qui è all’opera “Qualcosa di più grande”. La rivelazione del concepimento di Gesù giunge a Maria in stato di veglia, a Giuseppe, invece, durante il sonno, precisamente in sogno. Le potenze creatrici del desiderio di Maria sono deste, vigorose, le potenze del desiderio di Giuseppe sono passive. In altre parole, Maria desidera e sa consapevolmente che attraverso l'intervento dell'angelo concepirà un figlio. Come, non lo sa, ma come ogni donna spera, desidera essere incinta di “un figlio eccezionale”. 

Nel suo caso, c’è il “valore aggiunto” di un’attesa millenaria, il Figlio della Promessa, il Figlio dell’Alleanza Eterna. E Giuseppe che ruolo concreto ha nel concepimento di Gesù? Nessuno: è passivo. Molte coppie vivono l’esperienza dell’impossibilità di appagare sempre il coniuge: c'è ordinariamente una mancanza, uno scarto, un incontro impossibile, una comunione imperfetta. In Giuseppe, però, c’è un atteggiamento più importante, meraviglioso: non c'è niente di “possessivo” nei confronti della sua promessa sposa. In Maria, del resto, non c'è nulla di aprioristicamente possessivo nei confronti del figlio: anzi! Come tutti i fidanzati, essi hanno fiducia nella vita, la accettano e insieme, per cammini diversi, Maria e Giuseppe vivono un grande amore: il bambino che nascerà dalla loro unione non è il frutto di una passione, ma di un amore forte e vero, provato fin dall’origine. Il loro desiderio li oltrepassa, ha di mira l’esistenza del figlio, è sottomesso, ma soprattutto è affidato alla Parola di Dio, al suo mistero d’amore. Questi fidanzati hanno affidato la loro vita, il loro destino alle Scritture! Proprio per questo sono una coppia esemplare, affidabile, una coppia che vive di “parole” piene e forti e dunque di vera relazione. A Giuseppe nel sonno viene detto: «È incinta del figlio di Dio, non abbandonarla». Quanti pensieri, dubbi, affetti nel cuore di quest’uomo giusto, che certo desiderava diventare padre, ma non poteva immaginare delle modalità così inedite! Eppure, Giuseppe diventa padre. Spesso si fa confusione tra padre e genitore. Al maschio bastano tre secondi per generare, tutt'altra avventura è diventare padre! Essere padre è dare il proprio nome al bambino, provvedere al suo sostentamento a prezzo del proprio lavoro, è educarlo e istruirlo, chiamarlo a un “di più” di vita. 

Tanto meglio se il padre è anche genitore, anche se in fondo i padri si sentono sempre, in qualche misura, adottivi. Ai nostri giorni abbiamo l’esame del DNA per fugare i dubbi sulla paternità, ma storicamente il padre ha sempre dovuto, in qualche modo, “adottare” il proprio figlio, fidandosi della moglie, dal momento che è ben più immediato e certo il rapporto tra il figlio e la madre! Perciò, questa coppia straordinaria ci aiuta a scoprire che cosa sia la profondità di un incontro, tra ogni uomo e ogni donna, che si amano. Maria è vergine e nello stesso tempo madre: che significa in profondità tutto questo? Per ogni figlio, “abitante” dell’utero materno, la madre è solo sua. Egli saprà dell'esistenza dell'uomo di sua madre solo quando avrà acquisito la facoltà di udire, vedere e distinguere le forme di coloro che la circondano, dei quali riconosce via via la voce. Per ogni figlio, in questa relazione così forte, immaginata e vissuta come esclusiva, la madre è la vergine di cui si appaga il suo desiderio di possesso. Verginità dunque come intatta e totale disponibilità: lei è solo per me! Maria rappresenta anche questo: un'immagine, una metafora della perfetta disponibilità. Giuseppe è un uomo straordinario, poiché aveva già accettato nel suo inconscio di allevare questo bambino. Tutto sembra completamente illogico e surreale nella Sacra Famiglia: eppure essi vivono una vita del tutto quotidiana, condizionata da mille necessità, ansietà, decisioni da prendere per sopravvivere. Partono per l'Egitto, affinché Gesù sfugga al massacro perpetrato dai soldati di Erode, non sono ricchi, anzi sono umili e molto poveri. Al contrario però dimostrano di avere una grande ricchezza: un misterioso lume acceso sul cammino, spesso impervio della loro vita, perché sapranno, per questo amore, prendersi cura uno dell’altro e agiranno per il bene del loro piccolo, secondo il massimo dell'intelligenza della carne e del cuore.
 (DON UMBERTO COCCONI)

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