Pubblicato da Don Umberto Cocconi il giorno sabato 30 marzo
2013 alle ore 16,56
2013 alle ore 16,56
Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto (dal vangelo secondo Luca).
Che cosa è realmente successo «il primo giorno della settimana»? Se volessimo ricostruire in modo oggettivo, minuzioso e scientifico i fatti, a quale conclusione giungeremmo? Nella sostanza, è possibile dire qualche cosa di assolutamente certo, di attendibile, di vero sul più grande enigma della storia? Infine, ultima questione: quale grado di autenticità hanno le fonti dalle quali ci pervengono queste notizie? Immaginiamo essere come un normale ispettore Derrick o la signora in Giallo, oppure il simpatico tenente Colombo, o il mitico Sherlock Holmes e di indagare, per accertare quali erano i fatti realmente successi. Il nostro metodo d’indagine, con un po’ di presunzione, seguirà ciò che dice il grande studioso John Meir: «Il mio metodo di studio segue una semplice regola: esso prescinde da ciò che la fede cristiana o l’insegnamento successivo della chiesa dice di Gesù, senza negare né affermare tali affermazioni». Questi riprende l’immagine del “conclave non papale”, dove un gruppo di studiosi sono rinchiusi nella biblioteca universitaria più prestigiosa «con l’imposizione di una dieta spartana e senza la possibilità di uscire, prima di aver elaborato un documento comune su chi sia Gesù di Nazaret e su che cosa abbia significato nel suo tempo e nel suo ambiente. Un requisito essenziale di questo documento è che sia basato su fonti e argomenti puramente storici».
Il testo che abbiamo sottomano è scritto da Luca, evangelista e “storico”, appunto come ci dice nell’introduzione alla sua opera (la sua tesi di laurea), «ha fatto ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi», ne ha scritto poi «un resoconto ordinato» per il suo illustre amico Teòfilo, in modo che egli potesse «rendersi conto della solidità degli insegnamenti che aveva ricevuto». Il primo indizio è “una pietra rimossa”, “non rotolata” lungo il suo asse. Si deduce che qualcuno l’ha spostata, con una forza straordinaria. E ciò che vedono le donne, al mattino presto, quando giungono al sepolcro di Gesù con gli oli aromatici. Se avevano tra le mani gli olii vuol dire che si aspettavano di trovare il corpo di Gesù, qualora fossero riuscite ad entrare nel luogo, dove lo avevano posto precedentemente, dopo la crocifissione. Dunque, non avevano assolutamente contemplato l’idea che Gesù potesse essere risorto. Infatti, come furono entrate nel sepolcro e non trovarono più il suo corpo pensarono «che senso avesse tutto questo», tanto erano rimaste incerte e sbigottite per l’accaduto. Si posero delle domande e tante ipotesi affollarono le loro menti. Una di queste, forse la più plausibile, poteva essere questa: qualcuno aveva forse trafugato il corpo? Chi poteva essere stato? Di certo, non un ebreo: la legge di purità, infatti, impediva agli ebrei di toccare un morto. E allora chi era stato? Perché aveva fatto questo? Questo Gesù dà fastidio anche da morto? Ma non dava, forse, più fastidio un sepolcro vuoto? Ed è a questo punto, con quest’esito, che i conti tornano. Non potrebbe essere venuta in mente alle donne, in quell’istante, la parola di Gesù «dopo tre giorni risorgerò»? Non potrebbe essere balenata nella loro testa l’ipotesi che questa misteriosa risurrezione potesse essersi veramente realizzata? Certo, a questo punto come riferisce il testo entrano in scena due uomini “in abiti sfolgoranti”, dentro al sepolcro; le donne, infatti, si erano recate qui al “mattino presto”, al sorgere della luce, che si rifletteva proprio su quelle vesti. Il testo non parla di angeli, ma comunque c’è qualcuno, o qualcosa di altro rispetto a te, che mette in moto il tuo cervello e ti fa ricostruire, rimettere insieme tutti i pezzi della storia. Infatti Luca afferma che Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo e anche le altre erano “perplesse per questa cosa”, ossia non sapevano darsi ragione dell’accaduto.
“L’accaduto”, quindi, non era solo il sepolcro vuoto, ma questo fatto rimbalzava su tutta la vicenda di Gesù, a partire dall’inizio – dalla Galilea – una vicenda che ora riacquista un senso nuovo. Loro che erano state con Gesù fin dal principio riescono a fare l’esegesi della storia di Gesù e non sono più perplesse, perché si ricordano delle sue parole; quindi, alla luce dei loro ricordi, giungono alla certezza che “lui è vivo, è risorto, come aveva detto”. Quel “ed esse si ricordarono” è il culmine di tutta la loro esperienza di Cristo. Credono, non perché lo vedono, ma per quello che Lui aveva detto: alla sua Parola. E che cosa fanno? «Annunciano! Evangelizzano. La conseguenza diretta della fede nella resurrezione è la missione: Gesù è risorto, andate!» (J. Ratzinger). I primi che hanno bisogno di essere evangelizzati sono gli undici. Sono proprio loro, che avevano il compito di portare a tutti il messaggio di Gesù, a dover essere “confermati” nella fede dalle donne. Queste raccontano agli apostoli, come sia nata la fede in loro, in questo modo educano alla fede gli apostoli, come se fossero le loro catechiste. Alle loro parole questi ultimi rimangono non solo perplessi, ma sufficientemente certi che si tratti di vaneggiamenti. Colpisce la reazione di Pietro, che se da una parte è certo almeno al 99,99% dell’assurdità del racconto delle donne, dall’altra gli è venuta, come si dice, la pulce nell’orecchio. Meglio andare a verificare! Vuole delle prove? Vuole vedere lui stesso la scena del crimine? Compirà tre gesti: alzarsi (anastas), correre, chinarsi. Pietro sialza, come se anche lui risorgesse dalla propria chiusura mentale: la pietra che blocca la sua mente si sta ribaltando, grazie alle parole delle donne. Corre: c’è una fretta di andare a vedere, se quanto viene raccontato, può essere vero.
Ma per vedere bene bisogna chinarsi, bisogna scendere dalle proprie certezze, dai propri preconcetti. Per avere questa fede ci vuole umiltà. Ultimo atto: quando entra nel sepolcro vuoto, Pietro che cosa vede? Vede i teli, quei teli che avvolgevano il corpo di Gesù: sono lì, per terra. Perché le donne non avevano fatto caso ai teli? Esse cercavano il corpo e videro solo la sua “assenza”: il vuoto. Pietro, invece, cerca degli indizi e vide ciò che tutti potevano vedere: “i teli soltanto”. Torna a casa pieno di stupore. Cosa è successo in lui? Pietro si sente pervaso dalla meraviglia (thaumazon): il verbo greco rimanda alla parola “taumaturgo”, operatore di meraviglie. Pietro nuovamente si trova davanti alle meraviglie di Dio, sta rivivendo quello stupore che tante volte l’aveva colpito stando davanti a Gesù e si chiede nuovamente: “ma chi è costui?”.
Insomma: dagli indizi raccolti siamo riusciti ad arrivare alla fine del “giallo”. Che cosa realmente è accaduto il primo giorno dopo il sabato? Se quel giorno fossimo andati anche noi al sepolcro, avremmo visto ciò che è stato visto dalle donne e da Pietro: la pietra ribaltata, l’assenza del corpo e i teli soltanto. E la nostra reazione quale sarebbe stata? Proviamo a lasciar risuonare in noi questa domanda, consapevoli che ieri come oggi l’evangelista Luca racconta per tutti “il più grande spettacolo dopo il big-bang”: «perché cercate tra i morti colui che vive? E’ risorto, come aveva detto».
(DON UMBERTO COCCONI)
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